Salve, signor Federico Moccia. Mi chiamo Erica e ho letto la sua lettera a Yara pubblicata su Libero il 27 febbraio 2011. Andiamo, lei sa quale intendo, quella "lettera che non verrà mai letta, mai aperta. Una lettera che rimarrà abbandonata sulle pagine di questo giornale". Beh, l'ho letta io, la sua lettera, e ho pensato di scriverne una anch'io.
Questa lettera è per lei, signor Moccia, spero che non le dispiaccia. Probabilmente anche la mia non verrà mai letta e mai aperta, e resterà abbandonata tra (perché una lettera si abbandona TRA le pagine, non SULLE pagine di un giornale, signor Moccia) le pagine virtuali di questo blog, ma onestamente chissenefrega. La scrivo più per me che per lei, non me ne voglia: è più uno sfogo che una vera e propria lettera, ma va bene anche così.
Mi è stata fatta una telefonata nel pomeriggio. «È stato trovato il cadavere di Yara Gambirasio. Potresti scrivere un pezzo? »
E così rimango in silenzio, come stordito. A cosa potrà servire quello che scrivo?
È quello che mi sono chiesta anch'io. Proprio la stessa identica cosa.
Ma non voglio sembrare disinteressato. Non lo sono.
E quindi si è sentito in dovere di scrivere un articolo infarcito di banalità come manco i peggio link di Facebook. Mi sembra giusto: è esattamente così che ci si dimostra coinvolti in una vicenda ed interessati, con squallide citazioni dei propri libri.
E in un attimo ritorno indietro nel tempo. Tre mesi prima. Yara. Me la ricordo E qui va la virgola quella ragazza.
Meno male, signor Moccia, dal momento che abbiamo appena finito di dire che lei "non vuole apparire disinteressato". Quindi meno male che almeno si ricorda chi sia, questa Yara, eh?, dopo che ha appena finito di parlare di silenzi storditi e dell'utilità delle sue parole e del fatto che non vuole dare l'impressione, tacendo, di non essere rimasto colpito da questa vicenda. Ricordarsi chi sia Yara, signor Moccia, è un po' il requisito minimo per sembrare interessato. Ma forse lei stava tentando di fare una specie di gioco retorico, non è così?
Ah, aggiungo anche se lei ritorna, adesso, indietro nel tempo, allora sono "tre mesi fa" e non "tre mesi prima".
L’avevo vista nelle foto dei telegiornali, una bella ragazza in tuta. Sembrava amare la ginnastica.
"Sembrava che amasse la ginnastica", perché Yara non amava la ginnastica solo in quella foto lì, la amava nella vita; la foto, al massimo, le può aver dato un indizio riguardo questa sua passione. Inoltre, signor Moccia, complimentoni per la deduzione, come se non ci fossero state dozzine di articoli e di servizi, su Yara, a ribadire quanto amasse lo sport - e non a caso è stata rapita mentre tornava a casa dalla palestra.
Nelle foto la ricordo con un bel sorriso, con l’apparecchio come capita spesso a quell’età, con i capelli raccolti come fossero delle treccine che diventavano una coroncina.
"Come fossero delle treccine che diventavano una coroncina". Signor Moccia, che orrore di descrizione. Erano "come fossero" delle treccine, e invece che cos'erano? Cosa vuol dire "come fossero"? Non era più semplice, e più corretta, una formula tipo "con i capelli raccolti in sottili treccine, disposte/appuntate/acconciate poi sulla testa come una coroncina"?
Aveva "Indossava", signor Moccia, non ce lo aveva mica in mano un body bianco in quelle foto, Ma signor Moccia, due righe fa era in tuta, quella tuta che le ha fatto capire che amava la ginnastica! E giusto per amor di completezza, nell'unica foto in cui Yara indossa qualcosa di bianco, quel qualcosa è una canotta da ginnastica, non un body era giovanissima ma si vedeva già sbocciare una bella ragazza.
A parte l'utilizzo assolutamente arbitrario della punteggiatura, questa frase è qualcosa di raccapricciante. Si comincia con un "aveva un body bianco", sottintendendo il soggetto "Yara"; si prosegue con "era giovanissima" e di nuovo il soggetto sottinteso è "Yara"; si conclude poi con un "si vedeva già sbocciare una bella ragazza", e qui il periodo fa patratrack, con questo svarione di soggetti che non sta né in cielo né in terra.
Aveva la carnagione leggermente scura, La carnagione "leggermente scura", signor Moccia? Che descrizione sciatta, povera, sbiadita: non c'è concretezza, in questa immagine, non c'è un vero colore, non c'è un vero dettaglio. Cosa significa "leggermente scura"? Come devo interpretare questo "leggermente"? Era abbronzata, o aveva la pelle olivastra? Le importa così tanto, di questa ragazza, che neanche si preoccupa di inserire una descrizione decente che le renda giustizia? i denti perfetti Buonismo allo stato puro. L'apparecchio lo metteva per sfizio? e degli Non stiamo parlando di occhi a caso, ma dei suoi occhi, quindi "gli", non "degli" occhi vivaci. Mi ricordo che avevo seguito quella storia. Per fortuna, signor Moccia. Ricordiamo che lei non vuole fare la figura di quello disinteressato. C’erano state alcune telefonate che dicevano che era ancora nella scuola, forse Il "forse" non esiste. O c'è stata o non c'è stata. Se ha seguito il caso dovrebbe saperlo. Dato che le è stato affidato un pezzo a riguardo, forse era il caso di rivedersi un po' di documentazione, o no? c’era stata anche una medium che ne dava qualche notizia sapendo dove avrebbero potuto trovarla. Signor Moccia, non crede anche lei di aver fatto un mezzo pasticcio con i verbi, qui? "Ne dava qualche notizia sapendo dove avrebbero potuto trovarla"... Ho pregato perché i suoi genitori la ritrovassero. Ma non così. Non in questo modo. Dopo così tanto tempo è stata trovata senza vita, per caso, in aperta campagna, da un residente del luogo che stava facendo volare un piccolo aereo. Un aereo radiocomandato, andiamo. Perché non chiamare le cose con il proprio nome? Immagino che quell’aereo improvvisamente abbia perso velocità, sia caduto così, a pochi metri da lei. Ma perché immagina, signor Moccia? Il signor Ilario Scotti ha raccontato tutto riguardo il ritrovamento del cadavere, quindi perché "immagina"? E quella persona Che ha un nome, Ilario Scotti mentre lo cercava ha invece trovato lei. Lei nell’erba alta. Lei come un volo spezzato di quella piccola farfalla che era. Questa similitudine è talmente brutta, signor Moccia, che mi ha lasciata senza parole. È banale ed è vuota e non c'entra assolutamente nulla con la povera Yara. E per di più, è anche scorretta: lei (Yara) sarebbe come il volo spezzato di una farfalla che era lei? O Yara è la farfalla o Yara è il volo spezzato, non può essere sia il volo spezzato (tra l'altro, sono le ali a spezzarsi, non il volo) della farfalla sia la farfalla stessa a cui è stato spezzato il volo. E allora vorrei scrivere una lettera a te Yara. La punteggiatura, signor Moccia: a te, Yara.
Una lettera che non verrà mai letta, mai aperta. Una lettera che rimarrà abbandonata sulle "Tra le" pagine di questo giornale. Ma che forse arriverà da qualche parte e servirà a qualche cosa. Sì, signor Moccia: ad esempio, serve a mostrare come NON si usa la punteggiatura, come NON si usano le similitudini, ed è un esempio di banalità e di sciatteria come pochi ne ho visti e letti. Yara, mi piacerebbe Le piacerebbe, signor Moccia? Un condizionale? Perché, in realtà non le piace? pensare che tu abbia il sorriso dell’amore, che ci sia un Dio che ti permetta di perdonare, che ti faccia una carezza e solo con quella riempia il tuo cuore di tutto quello che tu non hai potuto vivere, di tutto quello che ti hanno rubato. Ho scritto dell’amore, dei sogni e delle emozioni e di quel primo bacio… E chi se ne frega di quello che ha fatto lei, signor Moccia? Stiamo parlando di Yara o di lei? Mi spiega quale sarebbe il nesso tra quello che lei ha scritto e quello che ne è stato della vita di Yara, per favore? Quello che forse tu Yara ancora Le virgole, signor Moccia, queste sconosciute: forse tu, Yara, ancora non avevi mai dato, O “non si ha mai” o “non si ha ancora” quello che magari hai tanto desiderato guardando quel ragazzo di A scuola, signor Moccia. O è un compagno di scuola o è un ragazzo a scuola scuola di poco più grande di te. Immagino quel tuo sorriso all’uscita, in maniera distratta perché lui non capisse o forse un po’ sì. Perché volevi vivere l’amore, perché lo avevi letto nei libri, lo avevi visto nei film, lo avevi sognato in un sogno… Sognare in un sogno, signor Moccia. Spero che se ne renda conto anche lei... Lo avevi vissuto in famiglia guardando quei sorrisi tra tuo padre e tua madre. Ma l’amore dei genitori a volte non è più abbastanza, si ha voglia di sentirsi innamorati, di stare tre metri sopra il cielo. Ecco il picco di squallore. C'era proprio bisogno di autocitarsi, signor Moccia? Il suo ego ha preso il sopravvento e l'ha costretta a inserire questa porcheria? Perché onestamente, io non ne capisco il senso. Davvero. Nemmeno Neruda si autocitava. Ecco E qui va la virgola Yara, mi piacerebbe che in questo mondo Quale mondo? ci fosse solo amore, vorrei vederti correre ancora con il cuore a duemila, Perché, signor Moccia, lei l'ha mai vista correre con il cuore a duemila? emozionata e felice di poter confessare alla tua amica di quel bacio rubato, E certo, perché l'adolescenza a questo si riduce, a una manciata di ormoni di essere sgridata dai tuoi genitori per essere arrivata tardi a cena, ti vorrei vedere ingenua e felice e che questo fosse permesso in questo mondo. Altro errore pacchiano. Il verbo reggente è "ti vorrei", che ovviamente non può reggere "che questo fosse permesso in questo mondo": è come scrivere "Ti vorrei vedere e mangiare un gelato". Avrebbe potuto giocare con l'anafora, signor Moccia, e scrivere "ti vorrei vedere ingenua e felice e vorrei che questo fosse permesso in questo mondo", oppure avrebbe potuto girare diversamente il "ti vorrei", sciogliendolo in "vorrei vederti ingenua e felice e che questo fosse permesso bla bla bla". Inoltre, le faccio notare la fastidiosa ripetizione di "questo", che non è anaforica, è solo brutta e sciatta.
Vorrei Virgola Yara Virgola che ci fosse “Fossero”, perché parla di amore e di rispetto solo amore intorno a te e rispetto per la tua splendida fragilità, per la tua purezza, per i tuoi occhi che sorridevano, per il tuo sorriso curioso di amore e di vita… Gli occhi sorridenti e il sorriso: fastidiosa ripetizione. Tra l'altro, mi piacerebbe vedere “un sorriso curioso di amore e di vita”, perché è un'immagine vuota e inconsistente, che non comunica niente. Ma qualcuno ci ruba i sogni Virgola Yara Virgola e io e tutti gli altri che amano, Assolutamente niente virgola, qui, signor Moccia! La virgola non separa MAI il soggetto dal verbo di riferimento! piangiamo con te.
Ancora mi sfugge il senso di questa lettera.
Mi riferisco ovviamente alla lettera che ha scritto lei, signor Moccia, non a quella che ho scritto io: la mia ha senso, il senso di comunicarle quanto schifo mi abbia fatto quello che lei ha scritto, il senso di mostrare a tutti la mia indignazione e la mia nausea. La sua lettera, invece, per me non ha motivo di esistere.
Non sono parole di conforto, le sue, non sono immagini di tenerezza, di rammarico, di rimpianto. Non sono nemmeno immagini, a dirla tutta. Non comunicano niente. Sono solo un'accozzaglia di luoghi comuni (primo fra tutti, quello della farfalla dalle ali, pardon, dal volo spezzato) e di squallore più o meno spiccato (a mio parere, si raggiunge il massimo con la neanche tanto velata citazione del suo romanzo più famoso, Tre metri sopra il cielo).
Lei, signor Moccia, non ha nemmeno dimostrato di aver seguito la vicenda: quello che ha scritto di Yara può essere applicato senza sforzo a qualsiasi ragazzina tra i dodici e i diciassette anni, qualsiasi. Lei non ha parlato di Yara. Non ha parlato della sua passione per la ginnastica, di quello che davvero le piaceva o non le piaceva, di quello che la rendeva unica, di quello che davvero lei è stata. Lei si è limitato ad abbozzare la classica protagonista vuota e preconfezionata dei suoi romanzi.
Lei è stato banale, sciatto, squallido e scontato. Lei, come autore, mi fa davvero schifo.
Io e tutti quelli che apprezzano lo scrivere bene piangiamo.