Oggi mi sento ganza. Mi sento proprio una gran bona. Sarà che sono
soddisfatta di una shot inutile che ho scritto, sarà che ho comprato un cuscino
divinamente bello, sarà che ho finalmente dormito per più di cinque ore
consecutive. Comunque sia, oggi sento di avere abbastanza autostima per parlare
di un problema che, siamo onesti e modesti, non mi tocca neanche così tanto da
vicino.
Per appropinquarci al dunque, parliamo intanto di introduzioni. Voi
superate, mettiamo, lo scoglio spesso insormontabile della presentazione – ma
già ne abbiamo accennato, giusto? - e aprite una fanfiction a rischio della
vostra incolumità. Qui, prima dell’inizio della storia vera e propria,
l’autore/ice ha speso qualche riga per introdurre la sua opera. Riga che a
volte, nella fattispecie, assomiglia pericolosamente a quanto segue: “Ecco la
mia storia, può darsi che ci siano errori perché non ho avuto tempo/voglia/cazzi
di correggere.”
Questa roba qui è il moderno “apriti sesamo” del ficmondo. È la formula
magica che dà via libera a qualunque porcheria possiate concepire, anzi,
probabilmente alcune non le potete concepire proprio e resterete lì,
sbigottiti, cercando di decifrare aberrazioni che voi umani non potete neanche
immaginare con la stessa faccia sconcertata che doveva avere Belzoni
quando si imbatté nella Stele di Paser con i suoi geroglifici a parole
crociate.