giovedì 15 dicembre 2011

L'uomo bozzolo e le fotografie che non voglio al mio funerale

 L'uomo bozzolo e le fotografie che non voglio al mio funerale


Ho un problema. Ho visto un bruttissimo cortometraggio e ora vorrei recensirlo, ma non so come cominciare, perché è talmente brutto che mi vergogno per lui.
Tutto è cominciato una notte buia e tempestosa, non poi così buia e nemmeno tanto tempestosa - ora che ci penso, non era neppure notte. Su Tumblr qualcuno ha cominciato a gridare "al genio". Sapete come funziona Tumblr, no? Post, repost repost repost repost virgola tre periodico. Per cui quel "al genio" si è elevato alla potenza di ventordici. Non potevo certo rimanere insensibile a tutta questa genialità, no?

L'oggetto di tanta ammirazione e reposting (o reblog?, abboh, dai, ci siamo capiti) (ho controllato, si dice reblog!) era un cortometraggio di tale Ari Aster. Il titolo: The Strange Thing About The Johnsons.


Mille modi di chiedere aiuto in modo intelligente!

Di cosa parla questo film? Detta in breve, di abusi sessuali in famiglia, ma la cosa controversa e shockante che ha emozionato e sconvolto Tumblr è il fatto che è il figlio ad abusare del padre, e non viceversa! Per non parlare del fatto che il cast è composto solo da attori di colore!!!! (ma di questo parleremo dopo)

Tumblr grida al genio!
For those involved with this film to dare and cross so many boundaries in order to shed light on this sensitive topic … that is bravery.
Dare to address controversy for the better of society.
Here’s to art and awareness.
(Random Dudette #1)

This is the most disturbing, twisted, sick, psychotic and uncomfortable (short) film that I have ever watched. With that said, considering the affect that it is supposed to have, it was well executed. It was, for me, like watching a really scary horror film, though it’s a psycho-thriller, it seems.

(Random Dude #2)

I couldn’t stop watching this. Entranced me more than some hollywood movies out right now. If you have 30min, check it out.

(Random Dudette #3)
E potrei continuare! All'infinito! Ma mi fanno male i diti dopo aver tenuto premuto ctrl+ins e poi shift+ins quindi basta. Arriviamo a noi. Che cos'è questa strana cosa dei Johnsons di cui parlano tutti?

SPOILER ALERT! Intendo qui lamentarmi piagnucolosamente della trama. Se non avete ancora visto il corto, potrei rovinarvi qualche colpo di scena che non c'è. Se vi interessa guardarvelo, andate qui o qui e poi tornate qui a leggere. Altrimenti, continuate pure!

Il corto si apre con l'unica scena decente di tutto il film. Il padre becca il figlio quindic... quattordic... sedic..., vabbè, che si fa una sega guardando una foto. C'è un momento di imbarazzo in cui il padre cerca di spiegare al figlio che farsi le seghe è normalissimo e il figlio che gli domanda "se è tanto normale, vuol dire che te le fai anche tu?". 

Awkwaaaard.

La conversazione si conclude con un "I love you dad" e un "I love you back", il padre se ne va, il figlio si lascia cadere sul letto e DRAMATIC ZOOM ASSOLUTAMENTE POCO CREDIBILE sulla foto che ritrae il padre in costume da bagno! OOOOOH. Il regista sembra avere una strana mania per gli zoom improbabili, come vedremo tra poco.

Passano quattordici anni ed il giorno del matrimonio del figlio. Da questo punto in poi non sono riuscita a trattenere le grasse risate. Gli invitati alla festa fanno una  bella foto di famiglia insieme. Il padre ha la faccia di uno che non si sta divertendo e capiamo subito il perché, visto che il figlio gli sta pizzicando il culo con fare voglioso.

La fazza triste
 Durante il ricevimento la madre si mette a cercare il marito in giro e OMG, dietro a una staccionata CON UN BUCO AD ALTEZZA OCCHI PER DEPRAVATI (what a coincidence!) il figlio sta cercando di fare un pompino al padre che ha sempre la fazza triste. La madre rimane un attimo terrificata, ha un urto di vomito, si asciuga lacrime che non ha, poi sorride e se ne torna alla festa. 
Best performance EVER
Siamo a cena da mamma e papà. La mamma canticchia mentre sforna qualcosa di  non meglio specificato e chiede al figlio di andare a chiamare il padre per cena (brava furba, dopo quello che hai visto lo mandi su da solo con tuo marito, avvabbè); la moglie del figlio è vestita in maniera trucida e assomiglia al tizio di Otto sotto un tetto con la parrucca. 
Questo tizio
MEANWHILE, il padre sta scrivendo degli abusi subiti sul suo diario segreto/nella sua autobiografia (WTF, quando tuo figlio è a cena a casa tua? Mr. Antisgamo, aspetta cinque minuti che se  ne torna a casa!) tipo su un Mac costruito avanti Cristo; arriva il figlio (con tanto di scricchiolio di scale, che suspense!) e il padre cerca disperatamente di chiudere il documento prima e di spegnere il piccì poi, però il computer sembra non collaborare. Arriva il figlio quando il tutto è ancora acceso ma non entra nella stanza, quindi niente. Vanno tutti a cena e il figlio tratta male la madre tipo "Posso avere le carote?" "No, sono di papà, non toccarle!"; il padre e la madre si tengono per mano e il figlio per tutta risposta fa piedino al padre che sembra più una grattatina sullo stinco.

Vi ricordate il diario segreto/l'autobiografia di cui parlavamo prima? A quanto pare il padre intende pubblicarla, perché le ha dato persino un titolo, Cocoon Man (che a mio modesto parere sarebbe stato un titolo migliore per il corto di The Strange Thing About The Johnson, ma vabbè). Pinza il tutto e lo porta in camera da letto; si sente il rumore della doccia e deduciamo che la  moglie si stia lavando. Il padre ficca il romanzo sotto il cuscino con un post it Joan forgive me.

Il figlio esce dalla propria camera da letto - ma 'sto figlio non ha una casa propria? È sempre lì in giro! E qui sorge di nuovo la domanda: ma tu, padre, non puoi aspettare che tuo figlio se ne torna a casa?, o che vada a fare la spesa?, perché devi fare le cose pericolose sempre quando lui è in casa così ti sgama? Comunque, il figlio dice al padre, che fa la faccia antisgamo del tipo "Chi, io? Quale manoscritto?", che il bagno di camera sua non funziona quindi andrà in quello della camera dei genitori. Il padre strilla "Noooo tua madre è sotto la doccia!" e il figlio giustamente risponde "Posso aspettare!" e se ne va tutto tranquillo in camera. Il padre, spaventato a morte, scende di sotto. 

Nella scena successiva, il padre e un gufo fanno a faccia di tolla. Vince il gufo perché il padre si gira quando il figlio entra nella stanza. Il figlio ha in mano il manoscritto! TA-DAAN, zoom (the strange thing about the zooms). Il padre, con una gestualità da attore consumato, si spiaccica contro lo schienale della poltrona. Il figlio gli getta davanti il manoscritto con disprezzo e il padre si scusa per averlo scritto. Il figlio gli dice "Fai sparire tutte le copie" e se ne va.

È Capodanno! Il figlio limona con la moglie (sempre vestita come la merda) e il padre ha la solita faccia depressa. Il figlio guarda in camera... ah, no, sta guardando il padre mentre limona. È finita la festa, tutti tornano a casa, TUTTI TRANNE IL FIGLIO, che dà un pugno a una fotografia (the strange thing about the photo) e dice alla moglie, con un tono MOLTO convincente "Ops, ora dovrò stare qui a pulire tutta la notte, tu va' a casa" (e lei ci va, anche se è poco convinta). Il padre nel frattempo è nella vasca da bagno - cosa che ci fa intuire che sia andato a farsi il bagno PRIMA che gli ospiti fossero usciti di casa o che il figlio abbia vagato per casa senza meta per ore - e sta ascoltando una cassetta (ZOOM sul particolare della cassetta, una cassetta di... autoaiuto? Boh? Come Fare A Dare Sberle Al Proprio Figlio Trentenne In Cinque Mosse) a tutto volume. Il figlio bussa alla porta, "Come hai osato chiudere la porta a chiave?", e butta giù la porta. Qui il padre fa la faccia più buffa di sempre e anche se doveva essere una scena terribilmente drammatica io ho riso come una scimmia per tutto il tempo.

Click for fun

La madre nel frattempo sta guardando tipo ER (dopo la festa di Capodanno?, sono le quattro del mattino, non puoi andare a dormire?) e alza il volume al massimo (ZOOM sul volume che viene alzato) per non sentire le grida di terrore del marito dal bagno e ride da sola, brava scema. Il figlio nel frattempo esce dalla vasca con i pantaloni alle caviglie zuppi, se li tira su e dice "Scrivi anche questo sul tuo libro". Primo piano della faccia terrorizzata del padre a letto che guarda la nuca della moglie che è sveglia come un grillo ma gli dà le spalle.

Il padre tira fuori da sotto le assi del pavimento disposte in maniera molto poco sospetta una copia segreta di Cocoon Man e cerca di uscire di casa. Da chi sta andando? Perché come al solito non aspetta che il figlio sia uscito di casa? Perché invece di andare in giro col manoscritto stretto al petto col titolo bello in evidenza non se lo mette tipo in una borsa nascosto, così nessuno lo vede? Boh. Fatto sta che scende le scale e il figlio lo ferma per fare una chiacchierata da uomo a uomo. Il figlio gli dichiara per l'ennesima volta il suo amore perverso e il padre corre fuori con il manoscritto stretto al petto, agitandosi come una ragazzina. In quel momento, arriva un furgoncino dei gelati o della posta o quel che l'è, a tipo DUE ALL'ORA, ma visto che andava a due all'ora il regista ha pensato bene di velocizzare la pellicola, che tanto non se ne sarebbe accorto nessuno! Il furgoncino colpisce in pieno il padre che non si capisce come ci sia finito sotto e lo uccide. Magistrale l'interpretazione dell'autista del furgoncino. Quella del figlio invece fa pena e ho riso istericamente mentre lo guardavo tirarsi su i calzoni come se gli scappasse una pipì assurda.

Viene organizzato il funerale e la moglie è sconvolta. Dopo il funerale, non si quanto dopo, ma dopo, il figlio fruga tra la roba del padre e ne cava fuori un maglione orrido che indossa su una camicia che peggio mi sento. La madre lo becca e qui parte  un altro momento esilarante del corto: IL FINALE. La madre chiede al figlio perché il padre stesse piangendo al ritorno dalla sua Prom Night, notte del ballo di fine anno. Il figlio risponde "Che cazzo ne so, sono passati anni?" e la madre dice "Ah, allora è iniziato quel giorno!" tra le lacrime e lo accusa di aver ucciso il proprio padre. Gli tira due schiaffi, lui glieli rende e qui parte una bitch fight. Il figlio scaglia la madre verso il caminetto, ma lei si ribella afferrando non si sa come l'attizzatoio e piantandoglielo ovunque gridando come se avesse visto un topo. Fine.

Ora, sono io che sono ormai rovinata mentalmente dopo anni di film trash e slasher e torture porn, o questo film fa morire dal ridere? Ho una serie di domande:

1) PERCHÉ? Cioè. sul serio, perché. Com'è possibile? Il padre non è un vecchio immobilizzato sulla sedia a rotelle o su un letto, non è un bambino che non sa difendersi e non è una donna. Com'è possibile che il figlio riesca ad avere sempre la meglio su di lui? Il figlio non sembra più forte né dal punto di vista fisico né da quello mentale. Non sembra dotato di forza particolare né delle capacità per soggiogare la mente del padre. Non viene mostrato nulla di tutto ciò. Voi potrete dire "ma Kuki, è sottinteso! È finemente lasciato intuire!", ma io dico: mi ha fatto lo zoom persino sull'audiocassettina per farmi VEDERE che tipo di persona è il padre (senza riuscirci, tra l'altro), quindi perché non mi fa vedere che tipo di forza ha il figlio a propria disposizione che gli permette di fare del male al padre? Considerate poi che gli abusi sono cominciati quando il figlio era solo un ragazzino! Ma dagli due sberle. Nel libro il padre scrive "Cosa avrei dovuto fare, mandarlo nella sua stanza?" Sì, cazzo! Dai! A pedatoni! Secondo te? Ma che domande sono?

2) MA LA GENTE È STUPIDA? Vogliamo parlare del padre e del manoscritto? Prima di tutto, che modo inefficace di chiedere aiuto, o comunque di ammettere quello che sta succedendo. È vero che tutti reagiscono in modo diverso, ma pensaci un attimo! Se io fossi appassionata di tatuaggi e mio padre mi molestasse o molestassi mio padre o mio figlio mi... (sigh) comunque, non è che mi farei tatuare "vengo molestata" in fronte perché per caratterizzazione mi piacciono i tatuaggi! Lui scrive 'sto malloppo e se lo mena in giro così, ad cazzum. Prima di tutto lo scrive quando il figlio è in casa e poi fa le faccette preoccupate quando lo sente arrivare (ma dai?), poi, quando finalmente l'ha stampato, è sempre lì a sventolarlo in giro nei momenti meno opportuni. Aspetta che tuo figlio esca! Mandalo a fare la spesa! Un po' di buon senso. E la madre, che dovrebbe fare la parte di quella debole che sa tutto ma non dice niente? Sembra solo una deficiente. Sembra una che ignora più che una che finge di non sapere, eppure l'abbiamo vista tutti guardare dal buco della staccionata. Quando alza il volume sembra che lo faccia perché le grida le danno fastidio, non perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E il finale, dove fa tutta la figa con la storia del ballo di fine anno? Ma scherzi? Che senso ha? Li hai visti! 

3) Terza e ultima domanda, la più importante di tutte. CHI HA SCELTO LE FOTO PER IL FUNERALE? 

Foto scelte da uno che ti vuole proprio bene
Ah, un'ultima considerazione. Sempre su Tumblr si sono tutti messi a fare commenti argutissimi sul fatto che il cast è tutto di colore. "È per dimostrare che le cose brutte succedono a tutte le famiglie! È per superare i pregiudizi!". No. Il regista dice chiaramente "L'idea mi è venuta chiacchierando col mio amico a cui poi ho dato la parte del figlio. Essendo il mio amico di colore, i genitori dovevano essere di colore."

Ultimissima cosa. Il tema disturbante. Come avete visto dai commenti che ho citato, il cortometraggio viene lodato per il coraggio di aver affrontato il tabù dei tabù. A parte che una cosa è il tabù e una è il caso raro ed eccezionalissimo; a questo punto, è un tabù anche la molestia sessuale da parte degli scoiattoli? 

Stuprerò la tua famiglia!

Ma a parte questo, non è che affronti un tema disturbante allora sei troppo socialmente impegnato. È come quando nelle ficcyne scrivono una scena di stupro: scrivere di stupro non fa di te  una persona matura e troppo cool che spezza la prigione di silenzio costruita attorno a un tema scottante. Puoi anche scrivere - pensa te - una scena di stupro di merda, come puoi girare un corto di merda sugli abusi sessuali. Sono cose che capitano.

mercoledì 14 dicembre 2011

Here's Johnny!





La padrona mi ha dato una copia delle chiavi.
Sono a casaaa...

lunedì 12 dicembre 2011

Ospiti Illustri # 1 - Ottonovetre e le metafore



Miei cari lettori, oggi sono proprio fuori dai gangheri. Avevo chiesto a quel lazzarone di Peter Parker di portarmi i nuovi primi piani dell'Uomo Ragno che aveva scattato durante la sua ultima bravata all'Empire State Building, e cosa mi combina quel ragazzino che pago sempre più di quanto vale?
"Signor Jameson," mi dice, "Signor Jameson, c'è stato un problema con le foto dell'Uomo Ragno... Le ho portato questo articolo, di una certa Ottonovetre, la nostra amichevole fanwriter di quartiere. È un buon pezzo, boss. Sono sicuro che valga la prima pagina!"
E cosa potevo fare io di fronte a quella faccia di tolla di un Parker? Ho stracciato l'articolo in mille pezzi e glieli ho gettati in faccia con disprezzo. "Sei il solito tonto, Parker! Io ti chiedo una cosa e tu non sei neanche capace di fare il tuo stupido lavoro! Puoi scordarti la paga, razza di incapace che non sei altro!"
Parker se ne è andato via piangendo, e io mi sono messo a fumare il mio sigaro per calmarmi i nervi. Ho fissato per un po' i pezzettini dell'articolo stracciato e alla fine, per passare il tempo, mi sono messo a riattaccarli con il nastro adesivo.
È venuto fuori, mi venisse un colpo secco, che l'articolo non era niente male davvero. Maledetto Parker, allora è vero che ha l'occhio buono... Ho deciso di pubblicarlo e di mandare a quella Ottonovetre un assegno di cinque dollari per la buona volontà, ma Parker sta fresco se pensa di vedere un centesimo su questo lavoro! Parola di Jonah Jameson. 

Quello sfaticato di Parker che si crede uno scopritore di talenti.
 La Kukiness Production è orgogliosa di presentare
in
METAFORE E SIMILITUDINI

Ah, le metafore: croce e delizia del fanwriter. Non c’è figura retorica più abusata e bistrattata della metafora. Evitare figuracce facendone a meno, però, è la via dei pavidi: meglio sviscerarle e vedere cosa funziona e cosa no.
Iniziamo chiarendo la differenza tra similitudine e metafora: la similitudine è introdotta da termini di paragone (come, quale, sembrava, pareva…), la metafora è inserita nel testo senza questi avverbi. All’atto dello scrivere, la metafora risulta più evocativa della similitudine, perché l’immagine arriva al lettore senza “intermediari”. Anche a livello di struttura del periodo, le frasi sono più corte, quindi più dirette:


Mario è veloce come un fulmine.”
Mario è un fulmine.”

Quando usiamo metafora e similitudine?
In un testo di fiction (che è quello che ci interessa) le usiamo quando vogliamo rendere più chiaro il concetto da esprimere e le parole che useresti normalmente non si rivelano sufficienti. Insomma, come tutti i trucchi e le regole di scrittura, anche la metafora si usa per essere più efficaci nel comunicare.
Utilizzare la metafora è una scelta rischiosa, per l’autore: il lettore si sta addentrando nella storia e tu gli schiaffi all’improvviso un concetto che estranea il suo cervello e lo spedisce in un altro campo semantico. Prendiamo Mariangelo che ha deciso di raccontare la storia di Henry Borrows, famoso detective. Mariangelo descrive il detective mentre sta percorrendo i corridoi di una fabbrica abbandonata in cerca dell’assassino. Decide di dire che il detective era molto silenzioso e aveva un’aria minacciosa, quindi scrive “si muoveva come un leone che ha fiutato la preda”. Il lettore si stava calando in un corridoio lungo, scuro e polveroso, quando sbuca d’un tratto nel suo cervello il leone acquattato nell’erba della savana. Lo sforzo che il lettore vi dedica deve essere ripagato da un’idea più vivida di quello che volevate descrivere (in questo caso, Mariangelo ha scelto una similitudine talmente stra-abusata da suonare fastidiosa: ritenta, Mariangelo!).
Stiamo quindi rischiando di perdere l’attenzione del lettore. Chiediamoci sempre se ne vale la pena.

Mariangelo, non fare quella faccia.

ALARM!
ovvero, la sindrome del poeta

La cara wiki ci dice che “il potere evocativo e comunicativo della metafora è tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico”. Vero, ma con riserva. Se scrivo che Maria piangeva “fiumi di lacrime” sto usando due termini vicini nel campo semantico ( lacrima = acqua, fiume = acqua ) e l’effetto sul lettore è “certo che si poteva sforzare un pochino di più”. Il bello della metafora è inventarsi un paragone simpatico, particolare, originale, meglio ancora se svela cose in più del personaggio che la usa. Il problema sorge quando spunta una brutta bestia chiamata “vena poetica” che produce alcune tra le perle più imbarazzanti nella carriera di uno scrittore: non è una buona idea inventarsi immagini troppo ardite: “Le perle cerulee che le solcavano le guance in una tragica rincorsa su strade selciate d’angoscia” non è poesia, è la strada più veloce (e nemmeno selciata d’angoscia!) per rendervi ridicoli.
Questa precisazione la faccio non perché sono una fanatica dello stile asciutto e odio la poesia e le figure poetiche, ma molto più prosaicamente perché scrivere metafore poetiche che siano anche efficaci E davvero evocative è difficile. Nella maggior parte dei casi sono solo immagini che, per molti motivi, suonano ricercate, ma se analizzate non vogliono dire nulla. Forse qualcuno di voi ha trovato interessante o poetica la frase sulle perle cerulee. Per vostra informazione, è stata concepita in una decina di secondi senza nessuno sforzo intellettuale. Confrontatela con i quaderni pieni di ripensamenti di Leopardi e riflettete se sono davvero parole poetiche e non, piuttosto, cose che “suonano bene” messe assieme da un generatore casuale.
Esempio di metafore ben fatte: ho scelto una canzone di Davide van de Sfroos perché ha buoni esempi di metafore evocative create con parole semplici.
Non è totalmente corretto da parte mia prendere una canzone, dato che stiamo parlando di narrativa. Epperò le canzoni di Van de Sfroos sono racconti, nel senso che c’è un inizio, uno svolgimento e una fine. È più produttivo per uno scrittore vedere esempi di metafore che accompagnano e fanno crescere la storia, rispetto a metafore che stanno lì a fare bella mostra di sé ma rigirano attorno a una situazione statica.
La canzone s’intitola “La machina del ziu Toni” (vi risparmio il dialetto, andiamo di traduzione): parla di un ragazzino che si trasferisce in città, ha successo ma perde la sua anima nei giochi del potere. Guardate come le metafore aiutano il cantautore a trasmetterci questo concetto (in grassetto, similitudini e metafore):



Sulla macchina dello zio Tony
Senza capotta né copertoni
Col volante che si stacca
Col cuscino di pelle di mucca
Parcheggiata nel fienile
Con le galline sul sedile
andavamo ad ascoltare le musicassette
giornaletti tutti pieni di tette

Era un viaggio immaginario
senza marce senza fanali
con i Black Sabbath e la luna
sopra il tetto della cascina
sigarette e moccolotti e adesivi sul cruscotto
Sant’Antonio e i Rolling Stones
Padre Pio con i Ramones

Guarda come ballo bene
con gli anfibi e la cresta
la barbetta da rasta
e le toppe sul giubbetto
Sono il re della Zocca dell’olio
e qui in mezzo alla pista mi sembra che mi basti
Tutto quello che ho
e chissà giù in fondo al prato
che vita mi aspetta
quando apro il cancello
che strada farò e che macchina lucida
e che cilindrata
e chissà sul sedile qui di fianco chi si siederà

Piantato qui come un legno
a caccia di impiego
ho imparato a spazzare
ho imparato anche a scodinzolare
mordo i corni delle brioches
sopra un bancone appiccicoso
odore di asfalto, di prostituta
di carogna, di lavanda

A Pandora abbiamo rotto il vaso
Il coraggio lo abbiamo nel naso
tatuaggi come maori
ma nostalgia dell’oratorio
Siamo i draghi del fast food
travestiti da Robin Hood
gli stregoni della borsa
architetti di tutta questa farsa

Guarda come ballo bene
con i vestiti della festa
tanto il mondo è una crosta
finché puoi grattare
Guarda come gioco bene
con le carte della banca
col ministro e la torta
che si deve dividere
Facciamo a pezzetti le giornate come Sushi
ma l’odore che ci resta non è molto buono
Facciamo credere di avere mille spine
ma siamo come castagne sotto i nostri cappotti
Vagabondi delle strisce pedonali
profeti che guardano la sfera youtube
e chissà sul sedile dello zio Toni
che musica ascolta
chi c'è seduto

Guarda come ballo bene
con gli anfibi e la cresta
la barbetta da rasta
e le toppe sul giubbetto
Sono il re della Zocca dell’olio
e qui in mezzo alla pista mi sembra che mi basti quello che ho

Could you be loved
Could you be loved

La parti evidenziate qui sopra ci aiutano a imparare un altro concetto: riprendete le metafore che avete creato! Usate con fantasia il nuovo campo semantico che avete tirato in ballo (come al solito, anche questo consiglio portato all’eccesso provoca alti livelli di ridicolo) e fatelo in modi diversi: nella canzone, il ballo effettivo del primo ritornello (i ragazzini con le cassette nell’aia) si trasforma in metafora nel secondo (l’uomo d’affari che si giostra nella vita come in un ballo). Ancora, notate come l’autore ha tenuto conto della storia del personaggio sempre nel secondo ritornello: mangia il sushi, cibo “di città” pretenzioso, vagola per le strade e guarda i video di youtube in cerca di una profezia sulla sua vita. Le metafore, in questo modo, risultano concrete tanto quanto i pezzi in cui non si usano: possiamo vedere lui che attraversa la strada con aria smarrita, esattamente come vedevamo lui e i suoi amici a sfogliare i giornaletti sconci.

Per contrasto, leggete alcuni esempi di metafore ardite, dove le parole auliche la fanno da padrone e il concetto affonda nella nebbia (pardon, nella bruma mattutina che si alza dalle pozze torbide come piombo fuso degli autunni gallesi):


ostentando lo sguardo di chi pativa i preliminari della ghigliottina

voce che sfiorava le pendici della neutralità

mente partizionata in un’effusione carnale e tremula

Se qualcuno mi sa spiegare soprattutto la terza (a me viene in mente un cervello tagliato in due da un bisturi che rilascia materia grigia e se ci fai pic-pic col dito si muove) mi fareste un grande piacere.

ALARM! (2)
ovvero, metafore sotto le lenzuola

Accanto alle metafore poetiche, un altro momento in cui scivolare nel ridicolo è questione di attimi è nella descrizione delle scene d’amore: se “pene” e “vagina” ci catapultano in un libro di anatomia e “cazzo” e “figa” in un film porno, le arrampicate metaforiche per evitare questi termini suonano spesso peggio. Dato che non ci facciamo mancare nulla, a volte c’è la combo: metafora poeticissima per rendere indimenticabile la prima volta del vostro personaggio. Arg.
Mi sento di darvi un consiglio spassionato: parlate di quello che accade e lasciate perdere le metafore. In queste scene, meno ce ne sono meglio è. Ovvio, non è un divieto categorico: Hitchcock conclude “Intrigo internazionale” con un treno che, birichino, si infila in una galleria (però era Hitchcock). Se proprio dovete usarle, le regole che valgono sono le stesse che usate per scrivere bene: siate semplici, usate le matafore e le similitudini per chiarire e non per infiorettare, adattatele ai personaggi.
Spesso le metafore venute male possono essere prese pari pari e infilate in una parodia. Se i vostri amici leggono ciò che avete scritto e ridono, fatevi qualche domanda.

Esempi di metafore “rosse” interessanti:


[1] Lui le bloccò i polsi, lei ringhiò.
- Calma, diavolo. È solo che non voglio che provi a spezzarmi il collo, - le mormorò all’orecchio.
Il ringhio diventò più basso, come quello di un gatto che fa le fusa.

[2] È così che sono io ad arrampicarmi su di lui, ad afferrare il suo collo come se stessi annegando. Per baciarlo.

[3] La donna con le calze rosse di seta, con i capelli rossi di seta, con il cuore rosso di seta voleva lui, il cacciatore sconfitto. Le mani di lei scivolavano sulla sua pelle, lo baciava con la sua bocca rossa di seta.
Quando quella donna voleva fare l’amore con lui non c’era più spazio per i pensieri. Sapere che lo desiderava era una vittoria talmente dolce che il sapore amaro della sconfitta non si sentiva più.

[4] Harry sorride sulle sue labbra, sentendosi all'improvviso sfrattare dal proprio stesso corpo, i muscoli e i tremiti che gli sciolgono lentamente le ossa.

Esempi di metafore secsi:


[1] Me… me lo sta leccando come se stesse mangiando un gelato.

Proprio così!



[2] Le nostre lingue iniziarono a cercarsi, creando, con il loro movimento rotatorio, un vortice di desiderio.

[3] È come se avessi una lancia affilata dentro di me, bollente, che causa non solo dolore ma anche bruciore.

[4] lui che con una spinta abbatteva il mio cancello di giada

[5] Tronco di carne virile


Bene, abbiamo valutato i rischi, spruzzato il Vape sulla vena poetica e deciso che nella scena ci va una metafora. Come scegliamo la più adatta? Sempre con stampata in testa la Regola Aurea (la metafora chiarisce, non complica), vediamo cosa altro influenzerà la nostra scelta.

Chi sta parlando? È plausibile che tale personaggio dica una cosa del genere o suona ridicolo?
Ogni personaggio ha un PDV personalizzato, se lo abbiamo caratterizzato bene. Quando decidiamo di usare una metafora nel PDV di un personaggio, facciamo in modo che non stoni con quello che abbiamo costruito nella storia. Un rude soldato non dirà che la donna che ha visto ha un profumo soave come le fragranze al bergamotto e lillà di quella botteguccia di Parigi, un bambino non userà paroloni complicati. Inoltre, come accennavo prima, usate le metafore in modo furbo! Fate capire chi sta parlando, lasciate che anche le metafore che usa parlino di lui. Il nostro soldato userà scenari di guerra, armi, situazioni che ha vissuto come termini di paragone.
Angolino del signor Lapalisse: siete voi e non io a conoscere il personaggio. Ovvio che ci potrà essere il soldato figlio del commerciante di profumi, così come un bambino genio che recita la Divina Commedia al contrario. Il succo è che la metafora deve essere plausibile in bocca a chi la dice.

Dove siamo? In che epoca?
Il nostro personaggio si muove in un ambiente particolare. Evitate errori plateali, come mettere metafore che contengono espressioni moderne in una storia ambientata nel medioevo, o mescolare le culture. Anche qui, usate una difficoltà iniziale (informarsi prima di scrivere e non andare “a orecchio” o a frasi fatte) per particolareggiare la vostra storia e far immergere il lettore nell’atmosfera!

ALARM! (3)
ovvero, caratterizzazione non vuol dire scadere nella macchietta

Riguardo ai due punti precedenti, non cadete nemmeno nell’errore opposto, ovvero la “sovracaratterizzazione”: le metafore possono essere vostre preziose alleate nel caratterizzare un personaggio, ma non fissatevi sull’unica idea che avete avuto per reiterarla troppo spesso.
Il soldato non vedrà tutto il mondo a forma di mitra, il giapponese non se ne andrà in giro a dire a tutte le ragazze che sono belle come i ciliegi del Kiyomizudera al principiare di aprile. 

Va' come principiava l'aprile.
 
La sovracaratterizzazione sbuca come un insetto rognoso quando state facendo parlare lo stereotipo del vostro personaggio e non il vostro personaggio. Siamo sullo stesso livello dei cinesi che parlano con la elle e del siciliano che mastica limoni e gira con coppola e lupara.

Uccide più il cliché che la pistola


Esempio buono:


Hermione sorrise nel vederlo allontanarsi di corsa, neanche fosse stato inseguito da un ippogrifo imbizzarrito. Mentre anche l’ultima ciocca platinata scompariva dietro la porta d’ingresso della biblioteca, Hermione capì che avrebbe avuto bisogno di tutta la gentilezza, polso fermo, buona volontà e perseveranza di cui disponeva per aiutare il ragazzo. 
In fin dei conti Draco Malfoy non era molto diverso da un elfo domestico.

L’autrice qui sfrutta il fatto che ci troviamo nel fandom di Harry Potter. Inoltre, c’è tutta la buona volontà di Hermione nel non odiare Malfoy ma di imputare il suo comportamento all’ignoranza (come gli elfi domestici, che non chiedono la libertà solo perché male informati).

Esempio cattivo:


Il meriggio è trascorso da circa sei o sette ore, ma l’estate lascia suo figlio Apollo giocare con il carro più del solito.

Qui chi parla è un ragazzo normale di diciassette anni e siamo nei tempi moderni. Alzi la mano chi dice “meriggio” e chi pensa ad Apollo che lascia giocare Fetonte quando le giornate estive si allungano. Stampigliatevi il motto “parla come mangi”.


Che effetto voglio ottenere?
Come si diceva più su, la cosa peggiore che potete ottenere è che la vostra tragedia faccia ridere o che la vostra commedia faccia piangere. Sia che scriviate commedie sia che scriviate tragedie, le metafore vi saranno utili, con qualche accorgimento.
Caso 1: la vostra storia è seria. Per seria intendo che non è vostra intenzione far ridere la gente quando legge quello che avete scritto. In questo caso valgono i consigli esposti qui di sopra: chiarezza, personalizzazione, semplicità.
Caso 2: la vostra storia è comica. Se siete amanti delle metafore, ho buone notizie per voi: nelle storie comiche potete rispolverare tutto quello che vi ho vietato in precedenza! Ora però mettete via le faretre di aggettivi, che c’è l’iridescente che mi guarda male… Dicevamo, se state scrivendo una storia comica potete tirare fuori le metafore poetiche di cui sopra, perché avranno finalmente un senso come parodie. Il succo della parodia è portare gli elementi caratterizzanti della metafora all’assurdo o al grottesco. Via libera ad aggettivi improbabili e paragoni azzardati. Questo non vuol dire che le parodie e le storie comiche siano facili da scrivere. Come con le metafore “serie”, anche qui è questione di allenamento e occhio. Esagerare troppo non è più divertente, così come al decimo aggettivo il lettore non ride più, si sta chiedendo quando finirà la frase.

Esempio di parodia della metafora aulica:


Draco amava la Mezzosangue come un insignificante pesce in una boccia di vetro poteva amare la raffinata carta filigranata; con lo stesso totalizzante sentimento, silenzioso nel suo grido d'impotenza, ma disarmante nella purezza della propria emozione. Perché su di lei poteva scrivere boccheggianti versi d'amore senza voce, filtrati da quella trasparente prigione che permetteva a lui di guardarla, ma non di bagnarla, perché su di lei avrebbe potuto vergare tacite lettere dorate, nonostante fossero le sue stesse pinne ad impedirlo, costringendolo nell'immutevole statica fluttuanza dell'acquario. 
Lui era il pesce rosso, lei la carta filigranata. E così sarebbe stato per sempre.

Un altro modo di sfruttare la metafora, nel genere comico, è legarla all’anticlimax (partire da un concetto alto per arrivare a uno basso). Altro trucco è l’iperbole: esagerare il concetto che si vuole trasmettere.

Esempi di iperbole e anticlimax:


Una delle due si girò ed al giovane industriale si fermò il cuore: pareva un angelo biondo sceso sulla terra, leggiadra come una fata, aggraziata come una principessa, gnocca come Pamela Anderson.

Il controllore sfoderò un altro dei suoi viscidi sorrisetti. Anche Ikki sorrise, ma si sentiva come se una banda di foche monache gli stesse sguazzando nello stomaco.

con i suoi occhioni lucidi che sembrava un venditore di cipolle interista.

- Come ti vengono certe idee, è impossibile… - gli fece Ikki con una voce da madama Butterfly.

Apollo in quel preciso istante stava uscendo dalla sua jacuzzi di centotrentadue metri di diametro dotata di idromassaggio di bollicinosità pari a quella contenuta in una fabbrica di coca cola in un tornado

- Ehi sorella, quello lo mangi? - gli domandò avvicinandoglisi un ragazzo grasso e alto, con un panino al mascarpone e soppressa in una mano e un tubo di carta con abbastanza erba da rifare il tappeto di san Siro nell’altra.

- Oh, mi scusi! - cinguettò, anche se sembrava più un passero lottatore di sumo che un leggiadro usignolo.


E concludiamo (alè!) l’articolo con la somma minima di quello che ho sbrodolato in 3000 parole (diamine, manco le mie fic vengono così lunghe): metafore e similitudini non sono Il Male, a patto che servano al nostro scopo, ovvero raccontare una storia. 

____
Le storie da cui sono stati tratti gli esempi

Time Out, di Jakefan [Twilight]
Elfo domestico, di Vannagio [Harry Potter]
Solo per questa volta, di ursuspov [Saint Seya] 


Che poi se la gente comincia a scrivere articoli così belli per me, poi la gente pensa che questo sia un blog serio.
[Kukiness] 

sabato 26 novembre 2011

Vita da beta reader # 2 Dialog-ando

Vita da beta reader
# 2

 Dialog-ando



Salve, sono la premessa della premessa. Vengo prima di ogni altra cosa che leggerete qui. Il mio scopo è quello di suggerirvi di dare un'occhiata a questo articolo prima di leggere quanto segue. Bravi ragazzi!

Ciao, sono la premessa! Vi ricordo che abbiamo già parlato di dialoghi statici, e per la precisione ne abbiamo parlato qui. Dateci un'occhiata per rinfrescare la memoria.

Ciao, sono l'articolo vero. Finalmente, eh! Allora! I dialoghi! Croce e delizia di ogni fanwriter, una delle parti più golose da leggere e da scrivere. Oggi ci occuperemo dei tag di dialogo, che detto così sembra una malattia della pelle o una brutta bestia e invece sono una robetta tecnica piuttosto utile e divertente; in particolare, ci dedicheremo alla brutta mania di agganciare un gerundio a ogni tag.

Hai un tag sulla spalla!
Eh? Togliemelotoglimelotoglimelo!


I tag di dialogo, o dialogue tag se vogliamo fare gli stilosi e dirlo all'inglese, sono niente più niente meno che tutti quei "disse Harry", "sussurrò Naruto", "urlò Giuseppe" e via discorrendo che scandiscono i dialoghi. Quindi, ad esempio:
"Niente, vecchio," disse il Monco. Guardò il mucchio di cadaveri sul carretto. "Non mi tornavano i conti. Me ne mancava uno."
"Tu sei un mago, Harry!" esclamò Hagrid.
"Puzzi come una fogna!" strillò Andrea e si tappò il naso con le mani.
I tag di dialogo hanno due principali funzioni:

1) identificare CHI parla
Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!»
«Okay. Lì c'è lo scaffale.»

Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!» disse Hermione
«Okay. Lì c'è lo scaffale.»

2) determinare COME parla

Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!» esclamò Hermione.
«Okay. Lì c'è lo scaffale.» brontolò Harry.


Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova,» sussurrò Hermione.


Imparare a usare i tag vi renderà più fighi di questo tizio


Gerundi

Una pessima abitudine è quella di infarcire i tag di dialogo di catene di gerundi. Quello che si crede di ottenere è un senso di continuità tra "parlato" e "azione". Nella vita vera non è possibile parlare e basta. Anche quando si parla al telefono o si chatta su Internet, il tempo continua a scorrere e intorno a noi le cose continuano a succedere. Non possiamo dimenticarci il corpo dei personaggi da un'altra parte.

Solitamente, quindi, lo scrittore sente l'ansia di inserire ciò che il personaggio fa oltre a ciò che il personaggio dice. 

Usando i gerundi, questo è il risultato:
«Ciao, come va?» disse Erica, entrando nella stanza.
«Bene, grazie,» rispose Carlo, facendole cenno di avvicinarsi e di sedersi con lui sul divano. «Stavo guardando una nuova puntata di The Walking Dead. La guardi con me?»
«Non so, pensavo di farmi una doccia,» disse Erica, guardando la porta del bagno, scrollando poi le spalle e avvicinandosi al divano. «Ma sì, dai. Cinque minuti e poi vado.»
«Vieni,» disse Carlo, facendole posto.
Il gerundio è un tempo infido. È lento, masticone, rallenta il ritmo di lettura e non rende bene la dimensione temporale della vicenda. Sembra che tutto accada contemporaneamente, tutto alla stessa velocità, senza sfumature. Guardate l'effetto di un dialogo sgravato del peso del gerundio:
 
«Razza di fifone, è soltanto un barbagianni!». Slegò la lettera dalla zampa del volatile, lesse il nome del mittente e aggrottò la fronte. «Lalo, è per te. Una lettera dal Ministero».
«Dal Ministero?».
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò il ritratto di Consuelo Fiddler. Quella con un occhio in fronte, la voce nasale e spocchiosa.
Lalo emerse dal retrobottega, assorto e pensieroso, mentre con un panno si puliva le mani sporche di inchiostro. Madame Dulcibella storse la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban».
Lalo si sfilò gli occhiali e li ripose nel taschino.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino».
Madame Dulcibella sbuffò. Lalo invece sorrise, mettendo in mostra due canini scintillanti.
«La mia piccola brontolona barbuta!».
Avvicinò la mano per accarezzarle la barba, ma lei si scostò di un passo per evitare il contatto.
«Non chiamarmi così, non mi piace. Lo sai bene».
Lalo le circondò la vita con un braccio e le diede un bacio a fior di labbra. Malgrado tutto, lei arrossì vistosamente.
«Povera stolta», borbottò qualcuno.
Dulcibella imprecò. Lalo rise.
«Sono gelose, non te la prendere. Sei tu la Signora Fiddler, adesso. Non lo dimenticare».
Non aveva importanza. Prima o poi li avrebbe bruciati, quegli orribili e petulanti quadri. Parola di Madame Dulcibella.
«Ora fai la brava. Porgimi la lettera e non tenermi il broncio».
«Ecco qua», sbottò lei.
Lo guardò aprire la busta e leggerne velocemente il contenuto.
«Allora? Che cosa vuole il Ministero? Non sarà mica scaduta la licenza, vero? L’abbiamo rinnovata l’anno scorso».
Lalo non rispose.
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò di nuovo il ritratto di Consuelo Fiddler.
Madame Dulcibella non poté darle torto. Lalo sollevò lo sguardo lentamente e i suoi occhi sbarrati la fecero rabbrividire.
«Vengono a fare un’ispezione».
Dulcibella sussultò.
Stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri! Maledetto il giorno in cui aveva dato retta a suo marito.
«Quando?».
Lalo si voltò verso l’ingresso dell’emporio. Strinse il pugno e serrò la mascella.
«Adesso».
La porta si spalancò, subito seguita dal familiare din dlon del campanello.
La criniera leonina di Rufus Scrimgeour, capo Dipartimento Auror, si stagliava rossa e fiammante contro l’oscurità di Notturn Alley.

Notate quanta azione ci sia contemporanea al dialogo. I personaggi si muovono sulla scena, fanno cose oltre a parlare. Facciamo un mestiere inverso e proviamo a infilare i gerundi: 
«Razza di fifone, è soltanto un barbagianni!», disse, slegando la lettera dalla zampa del volatile, leggendo il nome del mittente e aggrottando la fronte. «Lalo, è per te. Una lettera dal Ministero».
«Dal Ministero?».
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò il ritratto di Consuelo Fiddler. Quella con un occhio in fronte, la voce nasale e spocchiosa.
Lalo emerse dal retrobottega, assorto e pensieroso, mentre con un panno si puliva le mani sporche di inchiostro.
«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban», disse Madame Dulcibella,
storcendo la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino», disse
Lalo sfilandosi gli occhiali e riponendoli nel taschino.
Notate la differenza di ritmo? Il primo testo è leggero, elegante. Il dialogo viene alternato all'azione in maniera armonica e calibrata. L'effetto è ottenuto grazie alla capacità dell'autrice di scegliere quando inserire il tag di dialogo e quando, invece, farne a meno. Se è vero, da una parte, quello che abbiamo detto sopra, cioè che il tag di dialogo serve a indicare chi parla e come parla, dall'altra una delle scelte più eleganti e apprezzabili è quella di non inserirlo affatto. Se il punto di vista è ben gestito e se si capisce chi parla, il tono della battuta può essere facilmente desunto dal contesto e dal contenuto della battuta stessa. Scandire il ritmo con battute e scene descrittivo narrative rende il testo più equilibrato, più pulito e più piacevole da leggere.

Evitare il gerundio vi permette di gestire meglio il ritmo della scena e del dialogo. Più gerundi inserite, più il tempo intorno al vostro dialogo sarà dilatato e il lettore avrà la sensazione che le azioni dei personaggi si accavallino tra loro. Usare una scena descrittivo narrativa al posto di un gerundio attaccato a un tag vi potrebbe evitare di usare il tag stesso e di snellire così la narrazione:

«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban».
Lalo si sfilò gli occhiali e li ripose nel taschino.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino».

Il gesto di Lalo, qui, ruota l'interesse della telecamera su di lui. La battuta, quindi, passa a lui e il tag di dialogo si può evitare senza colpo ferire.

Mi raccomando, ricordatevi che i tag di dialogo e i gerundi non sono assolutamente vietati. Ci sono situazioni in cui un gerundio permette di creare uno snodo narrativo più veloce e altre in cui evitare di inserire il tag di dialogo comprometterebbe la comprensione del testo! Come sempre, quindi, non bevetevi il consiglio come se fosse sciroppo per la tosse e ragionate sempre di volta in volta sulla situazione che vi si presenta.

sabato 19 novembre 2011

Leggevolezze

Leggevolezze


Consiglio di tutto cuore a voi piccoli lettori fanwriter di sfogliarvi il blog Cose dell'altro fandom. Spigolature, consigli di lettura, rubrica di scrittura (qui una bella pagina dedicata alla punteggiatura nei dialoghi) e tanto sano divertimento.

venerdì 18 novembre 2011

DAGLI AL NIUBBO


Dagli al niubbo


Sigla!



Succede così, che un giorno sei lì, guardi la tivù e in una pubblicità passa un sottofondo musicale che ti piace da matti. È la pubblicità dei Cornetti Algida, ma chissenefrega, il motivetto è orecchiabile. Meno male che hanno inventato Internet!

Tu su Google
PUBBLICITÀ CONRETTO CANZONE

Google a Te
Forse cercavi CORNETTO? Comunque ti ho trovato un po' di canzoni.

Eccolo lì! Un bel riquadro di Youtube che ti manda alla canzone che cercavi! Sono i... i... Audio Bullys? Mai sentiti. Bella lì, però! La canzone è proprio una figata. Scorri i commenti.

Commenti a Te
Thumbs up se siete qui grazie al Cornetto Algida! :D :D

E tu lo sei! Yeah! Subito su il pollice. Poi leggi i commenti successivi:

Che tristezza quelli che hanno trovato la canzone del Cornetto!
Cosa, quale pubblicità? Io questa canzone la conoscevo perché gli Audio Bullys sono grandiosi, che cazzo c'entra il Cornetto?
Io manco guardo la televisione, perché manda in pappa il cervello!
Chi sono questio ignoranti????

E tu ti senti per QUALCHE STRANO MOTIVO triste y colpevole.

:(

Ma chi sono questi Feroci e Arrabbiatissimi utenti di Youtube? E loro alla canzone come ci sono arrivati? Non ti preoccupare, mio piccolo lettore! Questo post è dedicato proprio ai Rage Fan, ossia a quegli utenti di Internet che provano un piacere strano e perverso a urlarti in faccia quando sbagli qualcosa/quando loro pensano che tu stia sbagliando qualcosa.

Questo articoletto nasce da una breve visita su un forum dedicato al Doctor Who. Per chi non lo sapesse, il Doctor Who è una serie televisiva della BBC che nasce tanto tanto tempo fa, quando la Terra era piatta. Tipo nel 1963 (e Wiki conferma). Il Nono, il Decimo e l'Undicesimo Dottore, però, sono piuttosto recenti, quando le medicine erano già state inventate, cioè nel 2005. 

Il Decimo Dottore in un suo momento di...



Oooora.

Prima del 2005, l'ultimo film del Doctor Who era uscito tipo nel 1996. Significa che la nuova generazione di spettatori difficilmente ha visto la serie classica, ma ha cominciato proprio con i Dottori moderni. I Nuovi Dottori sono fatti apposta per poter essere guardati, seguiti e capiti anche da chi non ha visto le serie classiche e per avvicinare le nuove generazioni al programma: attori di aspetto gradevole, giovani, in grado di girare scene d'azione, un po' di romanticismo e via discorrendo.

Pensate di essere uno dei nuovi fan.

Voi nei panni di fan
Uhm! Che carina questa serie, il Doctor Who! Mi piace proprio. Grazie, Internet! Mi dai la possibilità di iscrivermi a un forum e di parlare con altri fan come me delle cose che ci piacciono :D Ciao, altri fan come me! Sono una super fan del Dottor Who! Che simpatico il Dottore! Tennant è fantastico! Mi fa morire dal ridere. È il mio preferito! Voi che ne pensate?

Dopo due o tre risposte normali tipo "È anche il mio preferito!", "No, io preferisco Smith, perché ha il farfallino!", "Sì, però che triste la cosa di Rose... :(" ecco che arrivano loro:
I RAGE FAN!!!
Li senti avvicinarsi perché le imposte sbattono, il termostato crolla e il cane ulula alla luna.
COSA COSA COSA odono le mie orecchie? Cosa vedono le mie fosche pupille? SUPER FAN? Come osi definirti super fan se non hai visto la serie originale? E come puoi dire che Tennant sia il migliore? E Baker? VUOI METTERE CON BAKER? Ma cosa parlo a fare con te, che guardi il Doctor Who solo per gli attori carini! Triste la cosa di Rose? Nessuno si ricorda mai di Adric! Quello sì che è triste? Come puoi dire che quella cosa è triste se...
E così via e via discorrendo.
Oh, non fate quelle facce. Non è mica un problema solo dei fan del Dottor Who. Vogliamo parlare dei fan di Monkey Island? 
Monkey Island è una avventura grafica creata dalla Lucas Art durante l'Impero Romano, cioè nel 1990. I primi due capitoli, che si susseguono a distanza di un anno, sono tipo le più belle avventure grafiche EVER, e sono state realizzate con l'apporto di Ron Gilbert, TIm Schafer e Dave Grossman. La vera mente del progetto era Ron Gilbert, che creava degli enigmi fantastici, divertentissimi e difficilissimi da risolvere. 
Okay. Dopo il secondo capitolo, Ron Gilbert se ne va. Il terzo e il quarto capitolo della saga sono affidati ad altre persone e, oggettivamente, non riescono ad arrivare ai livelli di Gilbert. Tuttavia, se sei nato negli anni Novanta è più probabile che tu abbia giocato al terzo capitolo, che è del 1997 (anno della scoperta dell'America) ed è su cd-rom e non su floppy-disc (a meno che tu non abbia genitori nerd come me che giocavano a Monkey Island su floppy). Anche il quarto è su cd, è del 2000 (anno della nascita delle macchine volanti e dei viaggi nello spazio).
Ora, lo scopo è RISOLVERE ENIGMI. Okay? Raccogli oggetti stupidi, li metti insieme, crei oggetti ANCORA più stupidi e li usi per aprire porte, per convincere scimmie a seguirti o per rubare reggiseni ai pirati (true story). Immaginate di essere dei nuovi fan di Monkey Island:
Ah, che difficile questo enigma! Grazie, Internet, che mi dai la possibilità di iscrivermi a un forum e di chiedere aiuto ad altri fan come me! Ciao, altri fan come me! Sono una grande fan di Monkey Island! Sto giocando alla Maledizione di Monkey Island e mi piace un sacco! Sono bloccata in un punto: non so come convincere i pirati a unirsi alla mia ciurma. Qualcuno mi aiuta a risolvere il problema?
Si sentono dei passi pesanti in lontananza. I cavalli nitriscono, le porte sbattono, i pesci rossi saltano fuori dalla boccia.
COME OSI DEFINIRTI UNA GRANDE FAN DI MONKEY ISLAND? Se non hai mai giocato in 8-bit è COME SE NON AVESSI GIOCATO! Non sono veri MI quelli che non sono stati supervisionati da Gilbert! E cosa chiedi aiuto per il terzo che è facilissimo?
E così via e via discorrendo.
Vogliamo parlare dei fan di Harry Potter?
Adoro i film di Harry Potter!
I lampadari tintinnano, gli uccellini scappano, il cielo è spaccato in due da un fulmine.
IO PIANGEVO LA MORTE DI FRED WEASLEY PRIMA CHE TU IMPARASSI A CAMMINARE! Ops, ti ho fatto uno spoiler dell'ultimo film! LOL! Così impari a non leggere i libri. Mettete mi piace se anche voi pensate che chi ha visto solo i film non capisce niente di Harry Potter perché la Saga della Rowling nasce come libro e chi va a Roma perde poltrona e la gattina frettolosa ha FATTO NASCERE I GATTINI BABBANI!!!!
Gattino babbano costretto a usare armi non magiche


Qualcuno, per favore, mi spieghi cosa c'è all'origine di tutta questa rabbia nei confronti dei "nuovi fan". Perché spaventate i nuovi fan, maledizione? Sono piccoli! Si spaventano e poi scappano. Poi vi lamentate che le vostre serie sono poco seguite e poco apprezzate dal pubblico. Eccicredo! Spaventate a morte tutti quelli che osano avvicinarsi al vostro Tempio Sacro della Conoscenza. 
Santo cielo! 
Invece di essere contenti che qualcuno ha scoperto la cosa bellissima di cui voi siete fan! Siete senza cuore. Accogliete i poveri niubbi! Non importa se sono arrivati alla vostra canzone preferita perché la davano come sottofondo musicale di  una pubblicità di assorbenti! Non importa se hanno visto prima il film e poi letto il libro e non importa se hanno cominciato a guardare la serie perché c'era il loro attore preferito. Poi al massimo, se gli piace, guardano anche le altre puntate, giocano agli altri giochi, ascoltano il resto del cd e IMPARANO. Comprano i libri di Harry Potter, pagano il biglietto del cinema, spendono soldi sonanti per avere i cd e fanno più ricchi quelli che producono le cose che vi piacciono. 
Non maltrattate i niubbi!