sabato 26 novembre 2011

Vita da beta reader # 2 Dialog-ando

Vita da beta reader
# 2

 Dialog-ando



Salve, sono la premessa della premessa. Vengo prima di ogni altra cosa che leggerete qui. Il mio scopo è quello di suggerirvi di dare un'occhiata a questo articolo prima di leggere quanto segue. Bravi ragazzi!

Ciao, sono la premessa! Vi ricordo che abbiamo già parlato di dialoghi statici, e per la precisione ne abbiamo parlato qui. Dateci un'occhiata per rinfrescare la memoria.

Ciao, sono l'articolo vero. Finalmente, eh! Allora! I dialoghi! Croce e delizia di ogni fanwriter, una delle parti più golose da leggere e da scrivere. Oggi ci occuperemo dei tag di dialogo, che detto così sembra una malattia della pelle o una brutta bestia e invece sono una robetta tecnica piuttosto utile e divertente; in particolare, ci dedicheremo alla brutta mania di agganciare un gerundio a ogni tag.

Hai un tag sulla spalla!
Eh? Togliemelotoglimelotoglimelo!


I tag di dialogo, o dialogue tag se vogliamo fare gli stilosi e dirlo all'inglese, sono niente più niente meno che tutti quei "disse Harry", "sussurrò Naruto", "urlò Giuseppe" e via discorrendo che scandiscono i dialoghi. Quindi, ad esempio:
"Niente, vecchio," disse il Monco. Guardò il mucchio di cadaveri sul carretto. "Non mi tornavano i conti. Me ne mancava uno."
"Tu sei un mago, Harry!" esclamò Hagrid.
"Puzzi come una fogna!" strillò Andrea e si tappò il naso con le mani.
I tag di dialogo hanno due principali funzioni:

1) identificare CHI parla
Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!»
«Okay. Lì c'è lo scaffale.»

Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!» disse Hermione
«Okay. Lì c'è lo scaffale.»

2) determinare COME parla

Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova!» esclamò Hermione.
«Okay. Lì c'è lo scaffale.» brontolò Harry.


Harry e Hermione entrarono in un negozio.
«Ho bisogno di una piuma nuova,» sussurrò Hermione.


Imparare a usare i tag vi renderà più fighi di questo tizio


Gerundi

Una pessima abitudine è quella di infarcire i tag di dialogo di catene di gerundi. Quello che si crede di ottenere è un senso di continuità tra "parlato" e "azione". Nella vita vera non è possibile parlare e basta. Anche quando si parla al telefono o si chatta su Internet, il tempo continua a scorrere e intorno a noi le cose continuano a succedere. Non possiamo dimenticarci il corpo dei personaggi da un'altra parte.

Solitamente, quindi, lo scrittore sente l'ansia di inserire ciò che il personaggio fa oltre a ciò che il personaggio dice. 

Usando i gerundi, questo è il risultato:
«Ciao, come va?» disse Erica, entrando nella stanza.
«Bene, grazie,» rispose Carlo, facendole cenno di avvicinarsi e di sedersi con lui sul divano. «Stavo guardando una nuova puntata di The Walking Dead. La guardi con me?»
«Non so, pensavo di farmi una doccia,» disse Erica, guardando la porta del bagno, scrollando poi le spalle e avvicinandosi al divano. «Ma sì, dai. Cinque minuti e poi vado.»
«Vieni,» disse Carlo, facendole posto.
Il gerundio è un tempo infido. È lento, masticone, rallenta il ritmo di lettura e non rende bene la dimensione temporale della vicenda. Sembra che tutto accada contemporaneamente, tutto alla stessa velocità, senza sfumature. Guardate l'effetto di un dialogo sgravato del peso del gerundio:
 
«Razza di fifone, è soltanto un barbagianni!». Slegò la lettera dalla zampa del volatile, lesse il nome del mittente e aggrottò la fronte. «Lalo, è per te. Una lettera dal Ministero».
«Dal Ministero?».
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò il ritratto di Consuelo Fiddler. Quella con un occhio in fronte, la voce nasale e spocchiosa.
Lalo emerse dal retrobottega, assorto e pensieroso, mentre con un panno si puliva le mani sporche di inchiostro. Madame Dulcibella storse la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban».
Lalo si sfilò gli occhiali e li ripose nel taschino.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino».
Madame Dulcibella sbuffò. Lalo invece sorrise, mettendo in mostra due canini scintillanti.
«La mia piccola brontolona barbuta!».
Avvicinò la mano per accarezzarle la barba, ma lei si scostò di un passo per evitare il contatto.
«Non chiamarmi così, non mi piace. Lo sai bene».
Lalo le circondò la vita con un braccio e le diede un bacio a fior di labbra. Malgrado tutto, lei arrossì vistosamente.
«Povera stolta», borbottò qualcuno.
Dulcibella imprecò. Lalo rise.
«Sono gelose, non te la prendere. Sei tu la Signora Fiddler, adesso. Non lo dimenticare».
Non aveva importanza. Prima o poi li avrebbe bruciati, quegli orribili e petulanti quadri. Parola di Madame Dulcibella.
«Ora fai la brava. Porgimi la lettera e non tenermi il broncio».
«Ecco qua», sbottò lei.
Lo guardò aprire la busta e leggerne velocemente il contenuto.
«Allora? Che cosa vuole il Ministero? Non sarà mica scaduta la licenza, vero? L’abbiamo rinnovata l’anno scorso».
Lalo non rispose.
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò di nuovo il ritratto di Consuelo Fiddler.
Madame Dulcibella non poté darle torto. Lalo sollevò lo sguardo lentamente e i suoi occhi sbarrati la fecero rabbrividire.
«Vengono a fare un’ispezione».
Dulcibella sussultò.
Stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri! Maledetto il giorno in cui aveva dato retta a suo marito.
«Quando?».
Lalo si voltò verso l’ingresso dell’emporio. Strinse il pugno e serrò la mascella.
«Adesso».
La porta si spalancò, subito seguita dal familiare din dlon del campanello.
La criniera leonina di Rufus Scrimgeour, capo Dipartimento Auror, si stagliava rossa e fiammante contro l’oscurità di Notturn Alley.

Notate quanta azione ci sia contemporanea al dialogo. I personaggi si muovono sulla scena, fanno cose oltre a parlare. Facciamo un mestiere inverso e proviamo a infilare i gerundi: 
«Razza di fifone, è soltanto un barbagianni!», disse, slegando la lettera dalla zampa del volatile, leggendo il nome del mittente e aggrottando la fronte. «Lalo, è per te. Una lettera dal Ministero».
«Dal Ministero?».
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò il ritratto di Consuelo Fiddler. Quella con un occhio in fronte, la voce nasale e spocchiosa.
Lalo emerse dal retrobottega, assorto e pensieroso, mentre con un panno si puliva le mani sporche di inchiostro.
«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban», disse Madame Dulcibella,
storcendo la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino», disse
Lalo sfilandosi gli occhiali e riponendoli nel taschino.
Notate la differenza di ritmo? Il primo testo è leggero, elegante. Il dialogo viene alternato all'azione in maniera armonica e calibrata. L'effetto è ottenuto grazie alla capacità dell'autrice di scegliere quando inserire il tag di dialogo e quando, invece, farne a meno. Se è vero, da una parte, quello che abbiamo detto sopra, cioè che il tag di dialogo serve a indicare chi parla e come parla, dall'altra una delle scelte più eleganti e apprezzabili è quella di non inserirlo affatto. Se il punto di vista è ben gestito e se si capisce chi parla, il tono della battuta può essere facilmente desunto dal contesto e dal contenuto della battuta stessa. Scandire il ritmo con battute e scene descrittivo narrative rende il testo più equilibrato, più pulito e più piacevole da leggere.

Evitare il gerundio vi permette di gestire meglio il ritmo della scena e del dialogo. Più gerundi inserite, più il tempo intorno al vostro dialogo sarà dilatato e il lettore avrà la sensazione che le azioni dei personaggi si accavallino tra loro. Usare una scena descrittivo narrativa al posto di un gerundio attaccato a un tag vi potrebbe evitare di usare il tag stesso e di snellire così la narrazione:

«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban».
Lalo si sfilò gli occhiali e li ripose nel taschino.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino».

Il gesto di Lalo, qui, ruota l'interesse della telecamera su di lui. La battuta, quindi, passa a lui e il tag di dialogo si può evitare senza colpo ferire.

Mi raccomando, ricordatevi che i tag di dialogo e i gerundi non sono assolutamente vietati. Ci sono situazioni in cui un gerundio permette di creare uno snodo narrativo più veloce e altre in cui evitare di inserire il tag di dialogo comprometterebbe la comprensione del testo! Come sempre, quindi, non bevetevi il consiglio come se fosse sciroppo per la tosse e ragionate sempre di volta in volta sulla situazione che vi si presenta.


[1]  Qui potete leggere la fanfiction da cui è stato tratto l'esempio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Già ne parlammo la volta che ti chiesi di Betarmi! Ammetto candidamente di non averci più fatto molto caso - e mi frusto nel mea culpa più sentito che possa esserci - non perché avessi preso sotto gamba il tuo consiglio, ma perché me n'ero proprio dimenticata e tendo a non farci caso. D'ora in poi, scrivendo, cercherò di starci più attenta e di evitare quella catena di gerundi che di solito mi caratterizza.
Ottimo articolo, mi ha ispirata molto :)
Un bacio,
Zuz

Anonimo ha detto...

"Grazie!" disse Calypso, abbracciando Kukiness e postando un commento sul suo blog.

Ehm.