lunedì 13 agosto 2012

Personaggi: caratterizzazioni

Giuseppe è ormai nonno. E' il penultimo di otto figli, suo padre faceva lo chef per un'importante famiglia della città, mentre la madre badava alla prole e faceva qualche lavoro di sartoria.
Durante la guerra si è ritrovato dalla parte della repubblica di Salò, e solo un amico partigiano che ha fatto rifugiare in Liguria tutta la famiglia ha permesso loro di salvarsi.
Laureato dopo la guerra in economia, conosce Carmen nella banca in cui lavora e decidono di sposarsi. Nascono quattro bambini, ma una muore giovane di leucemia. Si è ammalata mentre erano al mare: per tutto il resto della vita non ci andrà mai volentieri. I figli a loro volta si sposano e adesso ha anche cinque nipoti. Andato in pensione, decide di frequentare l'accademia di Brera e diventa un discreto acquarellista.
Ama la musica classica, che canticchia a mezza voce mentre ascolta dischi o cd. Ama citare commedie e film, ma anche poesie che ha imparato da bambino durante il periodo fascista.




Laura ha 24 anni. Ha deciso di studiare in svizzera perché viene da una cittadina di provincia e si sentiva un po' costretta a stare lì. E' figlia unica, e suo padre le ha passato la passione per la caccia. Ha una discreta collezione di fucili, ha il vizio di scarrellare, cosa che irrita suo padre perché la selvaggina sente il rumore e scappa. Ha conosciuto tramite amici un gruppo che fa rievocazioni storiche e da allora partecipa attivamente. Da brava cacciatrice, sta imparando a cacciare con i falchi e sogna di averne uno per sé prima o poi. Adora le commedie di Sordi e di Verdone, e più in generale la commedia all'italiana, di cui ripete spesso le battute come intercalare. Quando finirà l'università vorrebbe rimanere in Svizzera, anche se è terribilmente freddolosa. Questo non le impedisce di girare sempre in bicicletta, per essere precisi una bici da uomo col sellino troppo alto, su cui si deve arrampicare per darsi la prima spinta.




Quelli sopra sono due mie conoscenze, ma potrebbero essere benissimo personaggi del vostro racconto.
Gli scrittori, nelle interviste, dicono spesso che dei personaggi dei loro libri conoscono vita, morte e miracoli. Solo così il lettore li percepirà come vivi.
Cosa verissima, ma vorrei darvi qualche consiglio ulteriore: quello che rende vivo un personaggio sono alcuni precisi dettagli concreti
E quali dettagli? Sembra scontato, ma quelli che vi saranno utili nel corso della storia, più alcuni che creino uno spessore, una verosimiglianza del personaggio. 
Andando agli esempi, se scriviamo di Laura alle prese con l'inverno svizzero non serve che conosciamo tutti i suoi antenati fino al 1500, né ci interessano particolarmente le sue preferenze in fatto di cibo o il gruppo sanguigno. Ma se decidiamo che la nostra eroina scoprirà di aver avuto un famoso allevatore di falchi da caccia tra suoi antenati, o se la mostriamo intenta a scegliere un piatto al ristorante, ecco che diventano particolari utili.

Altro particolare: come diceva la mia esimia collega nell'articolo scorso, il racconto non è la vita. Noi il lettore lo dobbiamo interessare, abbiamo il compito di farlo rimanere avvinto alla nostra trama, altrimenti il nostro lettore potrebbe decidere che è molto più interessante, come si suol dire, guardare la vernice che asciuga. Quindi nella vita del nostro personaggio dobbiamo scegliere e valorizzare aspetti curiosi, cose che facciano pensare al lettore "ma guarda un po'". La bici troppo alta di Laura è un vezzo, un indizio che l'ha ereditata perché non ha soldi per un modello nuovo o un ricordo? 

E mi raccomando, una volta che abbiamo scelto alcune caratteristiche del nostro personaggio, che siano il più possibile dettagliate e concrete, specifiche, vive: non è lo stesso dire che a Giuseppe piace la musica classica e fargli canticchiare con sicurezza Chopin, o mostrarlo mentre è tutto contento perché Carmen gli ha procurato due biglietti per assistere al "Requiem" fatto dal coro della Scala.

Giuseppe è il secondo da destra in sesta fila


Rischi!

Ho notato, soprattutto nei racconti che vorrebbero essere brillanti, che la ricerca del particolare concreto o interessante si trasforma in una caccia al bizzarro a tutti i costi: questo può andare bene solo in alcuni casi:

- Il personaggio ha una "mania" unica e dominante
Federico impazzisce per il periodo vittoriano. Non solo ha imparato ad andare a cavallo e usa più le candele che l'energia elettrica, ma gira con un cipollotto, ha una collezione di vestiti d'epoca e una barboncina che chiama Regina Vittoria. Organizza feste a tema a casa sua e qualche volta si presenta al lavoro con cilindro e bastone da passeggio. 
Di solito sono una versione più elaborata dei "tipi" della commedia dell'arte, ovvero personaggi definiti da una sola precisa caratteristica (ragazza, servo imbroglione, vecchio avaro...). Ovviamente la monomania può essere più sfumata (Joy adora il rosa e veste solo di quel colore) o arrivare a livelli patologici (Federico decide che userà solo cibi reperibili in epoca vittoriana e si cucirà in casa i vestiti).

- Il personaggio va dall'eccentrico al pazzo furioso
L'importante è che ne siate consapevoli. Un conto è un personaggio con una piccola mania o abitudine strana (Caterina decide come si vestirà leggendo la mattina il suo mazzo di tarocchi), un conto è quello che fa della sua vita una sfilata di bizzarrie. 
Diego tiene in casa dodici scimmie dicendo che si tratta del suo esercito, mangia tutta la carne a parte quella di coniglio perché sostiene che loro sono spiriti potenti e vendicativi, veste di un colore fisso per ogni giorno della settimana, cura tutte le malattie con un decotto da lui preparato secondo la ricetta segreta di suo bisnonno... 
Un personaggio del genere può essere fonte di grande ilarità (pensate a Sheldon Cooper, per esempio), l'importante è essere consapevoli che le persone attorno a lui reagiranno, giustamente, come se avessero a che fare con un pazzo  simpatico eccentrico.



Questo non è un invito a rinunciare a invenzioni e bizzarrie, ma sempre a essere consapevoli di cosa state scrivendo e di che impressione volete trasmettere al lettore.

Ultimo, sembra quasi ridondante da sottolineare ma è molto importante: se avete impostato delle premesse, mantenetele. Non c'è niente di più fastidioso che raccontare che il personaggio è qualcosa e poi mostrare che è tutt'altro. Un trucco per cominciare? Raccontate il meno possibile e mostrate tantissimo.

1 commento:

Kukiness ha detto...

Questo articolo mi ricorda i bei (?) tempi in cui giocavo di ruolo on-line. Land piene di belloni complessati, così pieni di problemi da sembrare tutti scappati dagli istituti di igiene mentale, e ovviamente INGIOCABILI. Se tutti sono strani, nessuno è strano. È un problema che riscontro spesso non solo nella letteratura, ma anche nel cinema. Tipo, in Dark Shadows, l'ultimo film uscito della premiata ditta Burton/Depp. Tutti i personaggi erano talmente bizzarri, talmente strani, talmente sopra le righe che nessuno alla fine riusciva a spiccare, e le particolarità di tutti si perdevano in un marasma un po' confuso di niente.