martedì 28 dicembre 2010

L'uomo di pane - parte 1


1.

C'era una volta, tanto tempo fa, una fornaia non particolarmente bella e nemmeno tanto intelligente, ma buona come il pane appena sfornato, che viveva in una città molto lontano da qui.
Le sue torte e i suoi biscotti erano famosi in tutto il regno, perché tutto quello che cucinava lei era sempre friabile al punto giusto, croccante come si deve, dorato alla perfezione, e profumato, e morbido, e tondo, e dolce, e speziato. Nonostante questo, non era molto ricca, un po' perché non era tanto intelligente e un po' perché era molto buona, e spesso dava il pane a credito alle famiglie che non potevano pagarlo, oppure si faceva gabbare da qualche malintenzionato - perché esistono anche quelli - che approfittava del suo cuore morbido come la pastafrolla.
Un giorno, dal momento che si annoiava un po', si mise a impastare un omino di marzapane. Impasta che ti impasta, finì che l'omino di marzapane era più alto di lei: aveva la pelle dorata come un biscotto, al posto del naso un triangolo di cioccolata, due uvette passe come occhi e un rametto di ribes che si incurvava un bel sorriso, e i capelli erano bionde spighe di grano. La buona fornaia era tutta contenta. Gli mise una camicia, un paio di pantaloni e perfino delle scarpe, e lo mise seduto nella vetrina del suo piccolo negozio per farsi un po' di pubblicità.
Quella sera la pioggia cadeva fitta fitta e fredda fredda. Quando ormai la buona fornaia stava per andare a letto, qualcuno andò a bussare alla sua porta.
«Aprite! Aprite! Sono una povera vecchina, e sono tanto stanca. Sto morendo di freddo qui fuori. Il profumo di pane sfornato si sente fino dalla strada. Vi prego, se avete cuore, dividete con me un pezzetino, o non sopravviverò alla notte!»
La buona fornaia, che era davvero buona come il ripieno alla crema dei cannoli, aprì subito la porta alla vecchina e le offrì zuppa calda e crostini dorati di pane, e la fece sedere accanto al fuoco per asciugare la veste zuppa d'acqua. Quando ebbe finito di mangiare, la vecchina disse: «Figliola, siete davvero una ragazza generosa. Per ricompensarvi, voglio farvi un regalo. Darò vita all'omino di marzapane che ho visto nella vetrina del vostro negozio: lui vi terrà compagnia e vi aiuterà nelle faccende. Mi raccomando, però, la sera dovrete spegnere le luci e lasciarlo giù in negozio. Per nessuna ragione dovrete vederlo dopo il tramonto. Mi avete capita?»
La buona fornaia sorrise e annuì, per fare contenta la vecchina, ma dentro di sé pensava «Eh, sì, non sono mica così scema! Questa povera donna deve avere qualche rotella fuori posto.»
Il giorno dopo andò ad aprire il negozio di buon umore e, meraviglia delle meraviglie, la vetrina era vuota! L'omino di marzapane era svanito. La buona fornaia entrò di corsa nella bottega, e quale fu la sua sorpresa quando si ritrovò l'omino di marzapane, ritto in piedi, scopa in mano, che stava spazzando il pavimento dei residui di farina. Lui alzò la testa e le sorrise, con la bocca fatta di ribes.
«Buongiorno, amica mia. Mettiti seduta al bancone e non preoccuparti di niente. Ci penso io a fare ordine!»

Continua

3 commenti:

Saori ha detto...

E questa dolciosa novità da dove salta fuori? *.*

Tarlo ha detto...

E pensare che l'hai improvvisata in cinque minuti :D

Kukiness ha detto...

Beh, tu prima mi hai raccontato la storia dell'Unghione innamorato dell'Unghietta, direi che siamo pari <3 (è una puzzetta, non un cuore)