sabato 22 gennaio 2011

EXIT


Io scappo. 
Dato che sono una persona piuttosto disorganizzata, però, non so bene dove andare. E dato che non so bene dove andare, non so nemmeno cosa mettere in valigia. E non posso portarmi dietro tutto, per ogni evenienza, perché ho una valigia piccola - dopotutto è una fuga, se mi portassi dietro mari e monti sarebbe difficile scappare e abbastanza facile ritrovarmi.
Allora me ne sto qui, con la valigia aperta e l'armadio sventrato. Maglioni, cappelli di lana, sciarpe, se vado in un posto freddo. T-shirt, jeans, calzini colorati, se vado in un posto caldo. Esiste un posto medio? E se sì, che cosa si indossa? Mi sento piuttosto media, quindi forse mi converrebbe scappare in un posto che è medio come me, né da una parte né dall'altra, né caldo né freddo, né triste né l'altra cosa. Ma anche in quel caso, non saprei cosa portarmi dietro. Comincio dalle mutande. Con quelle vado sul sicuro: avrò sempre bisogno delle mutande. E poi. E poi non so.
Ecco, adesso ho una valigia, un mucchietto di mutande, e sono al punto di prima. Non so dove andare e non so cosa portarmi dietro. Probabilmente mi serviranno dei soldi. Potrei fare, vicino al mucchietto di mutande, anche un mucchietto di soldi. Così sono due mucchi. È già qualcosa. Magari potrei occuparmi dei vestiti una volta che avrò raggiunto quel posto. Potrei scambiare le mie mutande e i miei soldi per un po' di altre cose: una casa, degli abiti, del cibo. E intanto scappare. Ma probabilmente non saprei nemmeno cosa comprarmi.
Di solito chi scappa lascia un biglietto. Sì, insomma, per dire che è scappato. Non preoccupatevi, non sono morta e  non mi ha rapito nessuno. Ho rapito io me stessa e me ne sono andata, ma con allegria, perché volevo andarmene. Non cercatemi, grazie. Una cosa del genere. Addio, addio, è stato bello finché è durato, ora ho bisogno di stare un po' per i fatti miei. Ciao.
Ma sono una frana a scegliere le parole giuste. È quasi peggio che scegliere cosa mettere in valigia per scappare, no, anzi, è proprio peggio, perché certi vestiti so che mi stanno bene, mentre le parole sono sempre lì lì, una via di mezzo,  non lo sai finché non ce le hai in bocca, ma a quel punto è sempre troppo tardi. Su che carta si scrive un biglietto di "scappamento"? Un foglio di quaderno va bene? Oppure della carta da lettere intestata. Non ho carta da lettere intestata. Ne ho una con dei gattini - che non ricordavo nemmeno di avere, è saltata fuori l'altro giorno mentre facevo le pulizie. 
Scappare si sta rivelando più difficile di quello che pensavo. Insomma, uno di solito scappa per semplificarsi la vita, per non dover affrontare un problema spinoso, per non dovere fare qualcosa. Però, caspita, bisogna impegnarsi. 
Allora invece di scappare potrei passeggiare. Passeggerò finché non mi passa. E se non mi passa, beh, continuerò a passeggiare. È un po' come scappare, ma nessuno si porta una valigia quando passeggia. Al resto penserò dopo.



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