lunedì 17 gennaio 2011

L'uomo di pane - parte 3




3.
Ai Confini del Mondo si trovava una città grandissima e ricchissima, in festa per il matrimonio della sua regina. Nella piazza del palazzo reale si sarebbero presto affacciati i futuri sposi a salutare la folla. La buona fornaia si avvicinò per guardare meglio, e per chiedere ai passanti se avessero visto il suo amore. Quale sorpresa quando vide, affacciato con la regina e riccamente vestito, proprio l'omino di marzapane! Era proprio lui, con gli occhi come il cioccolato, la bocca rossa come il ribes, i capelli biondi come il grano e la pelle dorata come i biscotti. La buona fornaia si mise a saltare, a sbracciarsi, spintonando per arrivare in prima fila.
«Amore! Amore mio! Sono io! Sono la buona fornaia del paese lontano! Eccomi! Ho consumato sette paia di scarpe di ferro, sette mantelli di ferro e sette bastoni di ferro, ma alla fine ti ho trovato!»
L'omino di marzapane abbassò gli occhi su di lei, la vide, la fissò, inarcò un sopracciglio e poi guardò oltre. Non la riconosceva, non sapeva nemmeno chi lei fosse. Dopo qualche attimo, si ritirò con la regina. La buona fornaia era disperata. Come era possibile che l'omino di marzapane non l'avesse riconosciuta? E perché si stava per sposare con quella donna, se era lei che amava? Pianse e pianse e pianse finché un tocco gentile sulla spalla non la riscosse. Era proprio la vecchia signora, la fata buona che lei aveva aiutato quella sera di pioggia.
«Amica mia, non piangere. Il principe ti ama ancora, ma la regina di questo regno in realtà è una strega cattiva. Lei lo ha stregato, gli ha sottratto tutti i ricordi, e lo ha fatto innamorare di sé con una pozione. Ma tu puoi ancora salvarlo. Questa volta però devi darmi ascolto. Ti darò questa noce, questa nocciola e questa ghianda. Usa i loro poteri per entrare al castello, e cerca di spezzare l'incantesimo.»
La buona fornaia la ringraziò, prese i tre doni e andò sotto le finestre del castello. Prese la noce, la ruppe con un sasso, e da essa uscirono stoffe meravigliose: seta, broccato, velluto, riccamente ricamati, impreziositi da gemme e da perle e da pietre preziose, con disegni meravigliosi.
«Stoffe! Stoffe preziose dal mondo!» cominciò a gridare la buona fornaia. «Stoffe per abiti da vere regine!»
La regina, che oltre a essere una strega cattiva era anche molto vanitosa, a quelle parole si affacciò e vide la buona fornaia con le stoffe. La fece chiamare di sopra in tutta fretta.
«Fatemi provare le vostre stoffe, perché al mio matrimonio voglio essere la sposa più bella del mondo.»
La buona fornaia diede la stoffa alle serve della regina. Mentre lei provava i vari drappi, la buona fornaia corse nella stanza attigua, dove si trovava il principe che sonnecchiava.
«Amore! Amore mio, mi riconosci? Sono io, sono la buona fornaia, la donna che ami! Tesoro, amore caro, svegliati, svegliati e vieni via con me.» Lo scuoteva, lo chiamava, gli gridava nelle orecchie, ma niente da fare, il principe non si svegliava. Era sotto un qualche tipo di incantesimo. La regina tornò nella stanza.
«Donna, ho scelto la stoffa. Eccovi un sacchetto di monete d'oro, grazie per il vostro servizio.»
La buona fornaia prese i soldi e se ne andò. In strada diede le monete a dei mendicanti. Aspettò il giorno dopo, e spezzò la nocciola con un sasso. Dalla nocciola uscirono scarpe meravigliose, di mille colori, con i tacchi alti, bassi, con pietre preziose, con ricami dorati, una più bella dell'altra. La buona fornaia tornò sotto le finestre della regina e come il giorno prima prese a gridare: «Scarpe! Scarpe meravigliose, scarpe preziose dal mondo! Scarpe da vere regine!»
E la regina, essendo molto vanitosa, la mandò di nuovo a chiamare, e di nuovo la lasciò sola per provare le scarpe. Di nuovo la buona fornaia corse dal principe addormentato, di nuovo lo chiamò e lo scosse e pianse, ma il principe non si svegliava. La regina tornò, le diede delle monete e la congedò.
Il terzo giorno la buona fornaia ruppe la ghianda, e dalla ghianda uscirono gioielli meravigliosi: diademi, collane, orecchini, bracciali, di pietre così grosse che non se ne erano mai viste, di metalli così preziosi e così belli da non crederci. Di nuovo si mise sotto le finestre della regina e di nuovo si mise a gridare: «Gioielli! Gioie e gioielli preziosi! Gioielli per vere regine!»
E la regina, essendo molto vanitosa, la mandò di nuovo a chiamare, e di nuovo la lasciò sola per provare o gioielli. Di nuovo la buona fornaia corse dal principe addormentato, di nuovo lo chiamò e lo scosse e pianse, ma il principe non si svegliava. La regina tornò e fece per pagarla, ma la buona fornaia la fermò.
«No, mia signora, non è il vostro oro che voglio. Una sola cosa desidero, e voi potrete tenervi tutti i miei gioielli. Voglio dare un bacio al vostro futuro sposo.»
La regina, ben felice di tenersi i denari, acconsentì. La buona fornaia andò dal principe e si chinò sul suo volto addormentato, piangendo. Con dolcezza, premette le labbra contro le sue in un tenero bacio. E a quel gesto il principe si svegliò.
«Ma tu sei la buona fornaia, la donna di cui sono innamorato! Dove sono? Dove mi trovo? Perché stai piangendo?»
La regina, furibonda, si mise a gridare. «No! No, non me lo porterai via!»
La buona fornaia e il principe cominciarono a correre. Corsero fuori dal castello e fuori dal giardino, e la strega dietro, che li inseguiva, furibonda. Ma il vestito che si era fatta con la stoffa della fata buona era pesante, molto pensate, così pesante che le impediva di muoversi. E il principe e la fornaia intanto scappavano e scappavano. La regina cercò di inseguirli, ma le scarpe della fata buona improvvisamente le stringevano, le stringevano e le stringevano, e lei non riusciva a correre. E intanto la fornaia e il principe avevano quasi raggiunto i confini della città.
La regina gridò dalla rabbia e fece per scagliare loro un incantesimo terribile, ma il diadema che aveva preso dalla fata buona, improvvisamente, si mise a stringere, a stringere e a stringere. E improvvisamente, puff, la regina cattiva era scomparsa.
La buona fornaia e il principe si sposarono, si trasferirono nel regno di lui e diventarono il re e la regina più buoni del mondo, e vissero per sempre felici e contenti.

1 commento:

Tarlo ha detto...

... ed ecco la prima favola che racconterò a mio nipote tra qualche mese :D